Chiesa madre

La Chiesa Madre si colloca verso la metà del sec. XVIII e fa parte integrante dello spazio scenografico e monumentale di Piazza Italia. Era tutt’uno con il Collegio dei Gesuiti che sorgeva alla sua destra, ma il terremoto del 1693 si abbattè sui due edifici mentre erano in costruzione.
Già alla fine del 600 comincia la riedificazione delle due fabbriche; nel 1712 è da registrare il crollo della facciata, ma i lavori riprendono subito. L’esterno è di chiaro stile barocco, elegante nell’equilibrio delle forme e nel disegno originale, abbellito da statue e bassorilievi. E’ a due ordini; in alto due campanili e un timpano chiudono in modo sorprendente la facciata, che porta la data del 1751, riferibile molto probabilmente all’anno di completamento dei lavori esterni.

L’impianto è a tre navate, come gran parte delle chiese gesuitiche presenti in Italia. L’altare maggiore era in origine ligneo, venne sostituito con l’attuale (di marmo) proveniente dalla demolita Chiesa di Santa Maria La Piazza, un tempo esistente davanti al Municipio. Nelle navate laterali si segnala la “Cappella di Santa Maria delle Milizie” (la cosiddetta Madonna a cavallo), con una statua di cartapesta, recentemente restaurata, di cui non si conosce l’autore e una tela di Francesco Pascucci raffigurante la battaglia del 1091. Nella cappella di San Francesco Saverio si conserva “L’urna di San Guglielmo”, patrono della città di Scicli.

Il collegio dei Gesuiti venne demolito agli inizi degli anni ‘60 per far posto all’attuale edificio che ospita una scuola media. Fu oggetto di un concorso per il suo ridisegno, negli anni ’80, ma non si è passati mai alla fase esecutiva.
In Piazza Italia, all’angolo con via San Bartolomeo, Palazzo Fava è un bell’esempio di architettura civile del 700 siciliano, con un grande portale ed eleganti balconi; uno in particolare, quello che si affaccia su via San Bartolomeo, detto “Dei Grifi” attira per la stranezza delle figure scolpite sulle pietre che fanno da mensole.

Chiesa San Bartolomeo

Sorge al centro della omonima cava tra due colli (San Matteo e La Croce) che la stringono in un ambiente naturale unico e suggestivo. La facciata è dei primi dell’800, a tre ordini, con l’originale cupola che completa un disegno barocco di grande equilibrio, ma la ricostruzione della chiesa, dopo il terremoto del 1693 è della metà del ‘700. L’interno è a croce latina con il transetto in una posizione centrale. La chiesa è ricca di stucchi (la gran parte realizzati da Giovanni Gianforma), decorazioni e arredi in legno che la rendono piacevole alla vista del visitatore.