Oltre al quartiere Chiafura, altra zona che ospitò una larga fascia di popolazione fu il quartiere di San Giuseppe.
Fu densamente popolato per tutto il ‘900.
Si raggiunge imboccando da Piazza Italia la Via Castellana e poi Via Peralta dove è possibile notare un vecchio convento noto come “il Ritiro”.
Si arriva così in Via San Giuseppe: ricca di stradine laterali in salita che comunicano all’estremità fra loro dando vita a un reticolato di viuzze tipiche del paesaggio urbano siciliano del Settecento.
La parte alta chiamata Altobello, è un insieme di grotte, semigrotte e casette basse , ma non mancano palazzetti della borghesia terriera ottocentesca che si affacciano sulla strada principale.
Il punto di riferimento del quartiere è rappresentato dalla Chiesa omonima che, secondo un atto notarile, risale agli inizi del 1500.
Dopo il terremoto fu riedificata e su un decoro della facciata appare inciso l’anno 1772, tuttavia il suo aspetto odierno è il risultato degli interventi di fine Ottocento e gran parte del Novecento.
L’esterno della chiesa presenta una leggera concavità, sulla destra si intravede il campanile e ha uno stile sobrio e semplice come l’interno ad una navata.
Custodisce la statua di San Giuseppe: opera iniziata nel 1773 dal Padùla, (autore del presepe napoletano di San Bartolomeo) poi completata nel 1780 dall’artigiano sciclitano Pietro Cultraro. Tra le altre opere presenti all’interno della chiesa merita attenzione anche la Statua in marmo di Sant’Agrippina, risalente al 1497, anno inciso sulla sua base.
Procedendo per la strada laterale a destra della chiesa si incontra la chiesetta rupestre del Calvario.
Si tratta di una piccola grotta sul cui altare di pietra c’è un altorilievo che riproduce la Pietà ed è meta di pellegrinaggi popolari durante la Settimana Santa.