Lungo il sentiero che porta al Convento di Santa Maria della Croce, sulle scalinate scavate nella roccia, sorge la Chiesa del Calvario: una delle più antiche chiese rupestri di Scicli.
Antonino Carioti nomina in “Notizie storiche della città di Scicli” diversi atti in cui viene citata la chiesa: gli atti del 1521 del notaro Antonino Militello e i due atti del 1574 del notaro Guglielmo Marsala dove la chiesa viene chiamata basilica.
Ci fa anche sapere che a essa è legato un culto che veniva praticato sin dai primi anni del Cinquecento: durante il Giovedì della Settimana Santa i devoti facevano un pellegrinaggio trasportando sulle spalle una pietra che poi veniva depositata davanti alla grotta.
La facciata è sormontata da un campanile a vela e da un portone d’ingresso sui cui battenti si trovano i simboli della Passione di Cristo: chiodi, martello, tenaglia, lancia, scala.
All’interno è costituita da un’aula rettangolare dove in fondo si trova deposta la statua del corpo di Cristo con le ferite.
A catturare l’attenzione, l’incredibile bellezza dell’altare di pietra decorato con un altorilievo che riproduce la Pietà.
Ai lati del presbiterio si trovano due nicchie: quella di destra contiene il busto della Madonna mentre quella di sinistra il busto di San Giovanni.
Sulle pareti è possibile intravedere tracce di pitture che un tempo le rivestivano e a sinistra si trova incisa il “tau”, presente nelle chiese francescane, prova che la storia della chiesetta è legata al vicino convento di Santa Maria della Croce.
La chiesetta è inoltre costituita da un secondo ambiente che era adibito a sagrestia.